Recensione “Le gratitudini” di Delphine De Vigan

Le gratitudini di Delphine De Vigan è il libro condiviso dal gruppo di lettura di cui faccio parte per questo mese ed è anche la quinta tappa dell’InterBooksRail.

Michka sta perdendo le parole: proprio lei, che per tutta la vita è stata correttrice di bozze in una grande rivista, lei che al caos del mondo ha sempre opposto una parola gentile, ora non riesce più a orientarsi nella nebbia di lettere e suoni che si addensa nella sua testa. E così adesso Michka vive in una residenza per anziani; a dire il vero, se non fosse stato per quelle parole birichine e qualche trascurabile intoppo nelle attività quotidiane, sarebbe rimasta volentieri nel suo accogliente appartamento parigino. Ma è meglio così: qui riceve assistenza continua, e poi non voleva che Marie, l’ex vicina a cui ha fatto da seconda madre, si preoccupasse tanto per lei. E allora biscottini, sonnellini, uscitine, passettini: Michka si piega, con una certa riluttanza, al ritmo fiacco delle giornate “da vecchia”, alle stravaganze degli altri resistenti, ai sogni infestati dalla temibile direttrice. Confinata nella sua stanzetta asettica, sempre più fragile e indifesa, a Michka non resta che consolarsi con le visite di Marie e le chiacchierate con Jérôme, il giovane ortofonista che lavora nella casa di riposo; il ragazzo, infatti, ha ceduto presto alla tenera civetteria della sua paziente discola – gli esercizi per il linguaggio “la sfioriscono” -, che vuole solo raccontare e farsi raccontare. A poco a poco, però, le parole si fanno più rare, barcollanti, e, anche se non ha perso il senso dell’umorismo, Michka è consapevole di non poter deviare l’inesorabile corso degli eventi. Ed è proprio per questo che vorrebbe realizzare un ultimo, importante desiderio: ringraziare la famiglia che l’accolse durante la guerra e che di fatto le salvò la vita. Saranno Marie e Jérôme ad aiutarla, perché anche loro conoscono il valore inestimabile di un semplice gratis, come direbbe Michka.

Il romanzo è piuttosto breve e risulta davvero scorrevole, nonostante la trama non sia particolarmente densa di eventi il lettore ha comunque la curiosità di proseguire la lettura anche se ha già un’idea di come andrà a finire il tutto. Il punto di vista varia abbastanza spesso da quello di Marie a quello di Jérôme: dai loro pensieri e dai loro atteggiamenti nei confronti di Michka risultano molto ben caratterizzati, quasi meglio della stessa anziana di cui comunque il lettore fa una conoscenza piuttosto approfondita e a cui non può non affezionarsi come a una nonna o a una vecchia zia. Nel complesso consiglio la lettura a chi apprezza i romanzi molto introspettivi, nei quali i personaggi hanno nettamente più importanza della trama.

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