Recensione “Trilogia di New York” di Paul Auster

Trilogia di New York fa parte del bottino del mio ultimo giro in libreria.

In una città stravolta e allucinata, in cui ogni cosa si confonde e chiunque è sostituibile, i protagonisti di queste storie conducono ciascuno un’inchiesta misteriosa e dall’esito imprevedibile. Tutto può cominciare con una telefonata nel cuore della notte, come nel caso di Daniel Quinn (Città di vetro), autore di romanzi polizieschi che accetta la sfida che gli si presenta e si cala nei panni di uno sconosciuto detective. Ma può anche capitare che chi debba pedinare si senta a sua volta pedinato (Fantasmi); o, ancora, che ci sia qualcuno che s’immedesima a tal punto nella vita di un amico da sposarne la vedova e adottarne il figlio (La stanza chiusa). Tre detective-stories eccentriche e avvincenti in cui Paul Auster inventa una sua New York fantastica, un “nessun luogo” in cui ciascuno può ritrovarsi e perdersi all’infinito. Ed è proprio nell’invenzione di questa solitudine che i personaggi della Trilogia misurano il proprio io e scoprono il loro vero destino.

Il testo non è lunghissimo, soprattutto considerando che si tratta di una trilogia: infatti, i tre romanzi che la compongono sono davvero brevi se presi singolarmente. Il primo, Città di vetro, ha una trama da detective-story con un intreccio da far venire il mal di testa che, in un particolare passaggio, mi ha ricordato La torre nera di Stephen King; non voglio però rivelare troppo per non rovinare la sorpresa a chi vorrà leggere uno dei due libri. Il secondo romanzo, Fantasmi, è il più breve dei tre… e per fortuna, perché si tratta di un unico blocco lunghissimo, senza nessuna divisione in capitoli né addirittura in paragrafi; mi è piaciuto, ma l’ho trovato davvero faticoso perché sono abituata a leggere iniziando un capitolo e finendolo. So che anche altri (e altre) di voi si comportano così, in ogni modo, quindi mi sento meno sola con questa mia piccola mania. Infine, ne La stanza chiusa ritroviamo in qualche modo i protagonisti di Città di vetro: mi ripeto, c’è da farsi venire il mal di testa. Anche in questo caso, però, non voglio svelare troppo sui come e i perchè per non rischiare di fare spoiler a chi si immergerà nella lettura della trilogia. Nel complesso, e tutto considerato, è stata comunque una lettura piacevole per il semplice motivo che si tratta di un testo scritto davvero bene e che, proprio per questo motivo, consiglierei a chiunque; magari non come lettura da ombrellone, mi sembra più adatta per quando avete a disposizione silenzio e concentrazione.

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